La nave da battaglia Roma fu una nave della Regia Marina, la terza unità della classe Littorio e rappresentò il meglio della produzione navale bellica della seconda guerra mondiale.
Venne progettata dal Generale Ispettore del Genio Navale Umberto Pugliese, questa classe di navi rappresentò uno dei primi esempi di unità con tonnellaggio superiore alle 35.000 tonnellate di dislocamento, limite imposto dal Trattato navale di Washington in vigore all'epoca della progettazione e costruzione dell'unità, ma che venne superato di oltre il 15% per la sua realizzazione, cosa successa anche con la classe Zara di incrociatori.
Venne impostata nei cantieri navali CRDA Trieste nel 1938 e venne varata il 9 giugno 1940 ed il suo completamento avvenne il 14 giugno 1942.
Il dislocamento standard della RN (Regia Nave) Roma era di 44.050 tonnellate, mentre a pieno carico era di 46.215. La lunghezza era di 240,7 mt, la larghezza di 32,9 mt e l'immersione di 10,5 mt. Gli apparati propulsori erano composti fa 8 caldaie alla nafta, 4 gruppi turboriduttori e 4 eliche, le caldaier riuscivano a sviluppare una potenza di 140.000 HP e la velocità massima prodotta dal gruppo di turboriduttori e eliche era di 30 nodi. La capacità delle cisterne di nafta era di 4.000 tonnellate che quindi potevano darle una autonomia di 3.920 miglia a 20 nodi. Come dissero molti dell'epoca resistette di più dalla Hood, di cui abbiamo parlato nel precedente post, ciò è dato anche dal corazzamento che era costituito da:
- Verticale : 350 mm.
- Orizzontale : 207 mm.
- Artiglierie : 350 mm.
- Torrione : 260 mm.
- 9 cannoni da 381/50 mm modello 1934 (in tre torri trinate)
- 12 cannoni da 152/55 mm (in quattro torri trinate)
- 4 cannoni da 120/40 mm illuminanti (in 4 installazioni singlole)
- 12 cannoni AA da 90/50 mm modello 1939 (in 12 torri singole)
- 20 mitragliere AA da 37/54 mm (in 10 installazioni binate)
- 14 mitragliare AA da 20mm (in 7 installazioni binate)
La Roma salpò dalla Spezia il 9 settembre 1943 per raggiungere il porto di Malta, secondo gli accordi dell'armistizio,in compagnia dell'Italia, ex-Littorio, della Vittorio Veneto e con una squadra di incrociatori. Durante la giornata aerei tedesci, forse Ju-88, provarono senza successo ad attaccare la formazione italiana. Ma la fine della Roma era prossima. Poco dopo la flotta venne attaccata da aerei modello Dornier Do-217 che sganciarono "oggetti" dalla forma affusolata. Erano le nuove bombe volanti Fx-1400 all'epoca pressocchè sconosciute che vennero istantaneamente identificati dai marinai ma che non riuscirono a bloccarle con l'unico mezzo possibile, tramite disturbi radio. La prima ad essere centrata fu l'Italia, che resse il colpo e rimase in formazione. Due bombe invece colpirono la Roma. La prima centrò il fumaiolo ed esplose in profondità nello scafo, senza effetti visibili sul ponte, invece la seconda colpì il torrione facendo poi, dopo aver ucciso gli ufficiali dello Stato Maggiore in plancia, compreso l'Ammiraglio Bergamini, esplodere le santebarbare delle torri trinate. Quando esplose la prima bomba all'interno della nave per un pò di tempo non accadde nulla, ma quando le fiammate raggiunsero i depositi munizioni e le caldaie l'esplosione fu così potente che deformò il torrione di comando. La nave extrema ratio delle risorse della Regia Marina si spezzò in due tronconi ed affondò, paradossalmente, per causa degli alleati di 48 ore prima.
GALLERIA FOTOGRAFICA:
Varo il 9 giugno 1940.
Approntamento finale ai cantieri CRDA Trieste il 14 giugno 194
Roma alla fonda al porto di La Spezia, poche ora prima della partenza verso Malta.
Immagine vivida che ritrae la RN Roma durante la fatale esplosione.
POESIE:
Sulla Roma, in particolare sul suo affondamento, è stata scritta una poesia che a mio parere è molto bella e trasmette le emozioni di coloro che devono aver visto affondare l'orgoglio della flotta italiana davanti ai loro occhi.
Scafo possente dal vetusto nome,
tolda ferrigna irta di cannoni,
il fuoco che li fece ti disfece…
il mar che tu domasti
ti sommerse,
come festuca priva d’ogni vita.
Venne dal ciel
l’insidia, non domata,
e fu la fine:
un pauroso gorgo tutto travolse, al fondo.
Uomini e cose.
E poi la notte venne e tutto tacque:
sola s’udì salire una gran voce…
che l’onda propagò per tutti i mari:
voce di Morti,
dall’abisso fondo,
monito al Mondo:
ROMA… mai tramonta.
2 commenti:
Bah...
'a moro, ma invece di copiare e incollare questi testi da altri siti, che ne pensi di scrivere qualcosa
un p o c h e t t i n o più personale???
Ahahahah vabbè io ti do sempre lo stesso consiglio, sta plancia non mi ispira troppo, ma vedremo se ne farai solo un ricettacolo di dati...
Ci Vediamo Lunedì, o magari più tardi su Msn!!
P.S. Commentami il blog e il guest -.-""
Molto meglio che il precedente. Più preciso, più interessante, con foto migliori. Molto bella la poesia. Un degno piccolo omaggio alla memoria di quella nave che è una pagina della nostra storia da troppi dimenticata.
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